Siamo nella Settimana Santa,
una settimana scandita, da manifestazioni autentiche di fede e spiritualità che, per la loro suggestione ed importanza storica, richiamano ogni anno migliaia di fedeli e viaggiatori: le Processioni.
Ad ogni confraternita, ossia ad associazioni laiche, nate secoli fa, con l ‘intento di esercitare opere di carità e di pietà, è affidato il compito di organizzare la propria Processione che si snoderà lungo le strade della nostra Penisola. Esse si contraddistinguono per il colore del saio, delle fasce o per i canti, ma tutte, e sono circa 20, sono accomunate dalla passione e dalla fede che impegna, per un intero anno, confratelli e semplici devoti nell’ allestimento di esse.
Inizialmente, nel XIII secolo, le Processioni vedevano la partecipazione di “battenti” ossia di fedeli “assaccati” che si flagellavano in memoria della Passione di Cristo. E nel XVII sec, con il Viceregno spagnolo che, le processioni assumono gli splendidi caratteri che possiamo ammirare ancora ai nostri giorni. Sul modello delle processioni spagnole, infatti, si iniziano ad organizzare cortei, illuminati da lampioni e fiaccole, che vedono la partecipazioni di cori e di fedeli che incappucciati in segno di penitenza mostrino i martiri – simbolo della Passione e Morte di Cristo.
Ogni Processione è chiusa dal salmo 50, il canto di Davide , come espressione di pentimento e penitenza.
Questi riti si concentrano nei giorni del del giovedì e venerdì.
Le prime sono contraddistinte dalle vesti bianche; quelle della notte, rese ancor più suggestive dall’ atmosfera e dalle prime luci dell’alba tradizionalmente rappresentano l’angoscia della Madre di Gesù che si reca alla ricerca del Figlio catturato e condannato a Morte. Le processioni del venerdì vedono invece lo sfilare di incappucciati neri che, mesti, ci ricordano il sacrificio di Gesù.